mercoledì 22 agosto 2012

Glee e la parte buona in ognuno di noi

Piccola variazione al tema...



E' una strana sensazione quella che si prova a vedere certi film, telefilm o programmi tv, è paragonabile alla sensazione che si prova mangiando cucchiaiate di Nutella a oltranza, panettoni super farciti, quei dolci fin troppo dolci che alla fine portano a disgustarti. Era un po questa la sensazione che si provava di fronte a un qualsiasi episodio di una delle serie tv più amate del momento, Glee.
Creata da Ryan Murphy, spietato, cinico e ironico omosessuale, che ha evidenziato la sua maestria nella precedente Nip/Tuck, sembra ritrovare la sua vena buona in Glee, dove una congerie di "diversità sociali" è radunata nell'inseguire i propri sogni, è una sfilata di coppie gay, lesbo con contorno di figlia di una coppia omosessuale, paraplegici, minoranze razziali, ragazze madri destinati a continue granite in faccia, tutto con trasbordante contorno di musica pop pronta a rallegrare gli animi, eppure gli ultimi episodi della terza stagione in onda dal Lun. al Ven. alle 15.50 circa su Italia 1, smettono i panni di patinata e illusoria conciliante realtà, per mettere in mostra la straordinaria caparbietà di questi ragazzi nell'inseguire i propri sogni, nel vincere le proprie battaglie, nella semplice azione di crescere tra mille insicurezze.

Da qui la continua empatia con un mondo che ti coinvolge, tirando fuori la grinta necessaria a trovare le risposte che ognuno sta cercando, riesci a immedesimarti con le loro insicurezze, trovando una soluzione, che spesso non è sempre quella sperata...rifiuti di persone importanti, audizioni andate male, ammissioni non riuscite, storie che finiscono, infrangersi dei propri sogni e confronto con il mondo reale. E tutto sembra più facile quando hai un gruppo di persone al tuo fianco, pur consapevole che ben presto dovrai saper farne a meno, e così alla fine di ogni episodio di Glee, ti ritrovi commosso e rivoltato come un calzino, con la parte buona di ciascuno di noi a vista, rispetto alla corazza cinica e indifferente che ci portiamo addosso.

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