Si è conclusa la tornata di sfilate per l’autunno-inverno
2013/14, ancora una stagione di importanti conferme, ma ancor più di
chiacchierati debutti. Sicuramente è stata Parigi lo scenario più tenuto sottocchio dalla stampa internazionale, in particolar modo per il cambio di
guardia da Balenciaga con l’arrivo del giovanissimo Alexander Wang a sostituire
Nicholas Ghesquière e per la ricerca di una nuova ribalta da parte della Maison
Emanuel Ungaro con lo stilista prodigio
Fausto Puglisi, uno dei designer più quotati tra le pop-star americane.
Partiamo dal debutto di quest’ultimo solo per campanilismo.
Amato da Anna Dello Russo, artefice della farfallina di Belen, Fausto Puglisi,
classe 1976, è un giovanissimo stilista siciliano formatosi a Los Angeles, tra
i primi a credere in lui la coppia Dolce&Gabbana che ospitano le sue
collezioni nel loro spazio Spiga 2, un virtuoso mix tra sacro e profano,
associa la ricchezza delle pietre che disegnano croci barocche su abiti
dall’allure metropolitano all'uso della pelle e della vernice, ottenendo un risultato che
si fa sempre più riconoscibile sulla scorta di quello proposto da Gianni
Versace negli anni ’90, un profilo di grande livello per il rilancio di un
marchio fuori rotta. La prima prova sembra superata per lo stilista italiano,
riuscendo a creare una collezione in grado di strizzare l’occhio al glamour da
jet-set, il suo stile personale fresco, effervescente e a tratti feroce, pur
restando fedele a dei must del grande maestro Ungaro con le stampe maculate e i
pois, le tutte, i tagli asimetrici, riesce a creare una collezione assolutamente pop e moderna
pur dialogando con la storia della moda.
Alexander Wang, appena trentenne, dopo aver colonizzato la
Fashion Week newyorkese con l’omonima linea, sbarca per la prima volta a Parigi
ed anche per lui sono subito consensi. Alexander porta con sé la sua visione della donna, una
donna quasi androgina, che ama capi basici e linee asciutte, lontana dalle
frivolezze di una moda legata ai capricci delle vanesie It-Girl, che gioca
in maniera sapiente con il colore e stupisce per la cura del dettaglio e dei
tessuti degli abiti che indossa. Uno stile che entra subito in armonia con le
ricerche formali e geometriche del maestro Balenciaga, risultando aderente a
quella che è la storia del marchio ma rendendo il risultato assolutamente
innovativo e contemporaneo. Impera il nero, in contrasto con le camicie
bianche, accostamenti di materiali differenti e tagli avveniristici ma con una
punta di romanticismo, lunghezze al ginocchio, pantaloni e abiti lunghi con
drappeggi, straordinario il lavoro d’intaglio dei tessuti. La sensazione è che
anche da Balenciaga si sia abbassato il volume della musica, dopo anni di
collezioni ammiccanti, estrose, da lanciare in pasto alle fashion-victims di
tutto il mondo, con Alexander Wang si sterza bruscamente, come si è fatto già
con Raf Simons da Dior, solo con il tempo si potrà capire se è stata una scelta
giusta.
Nessun commento:
Posta un commento